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Dallo scorso 1 giugno c’è stato il tanto atteso via libera al consumo dentro bar e ristoranti; il 22 giugno invece con un’Italia tutta in zona bianca è stato il tempo del “liberi tutti”. Solo in quel momento per i pubblici esercizi italiani, ivi compresi i luoghi del gioco pubblico, è stato tempo di riapertura e ripartenza. Adesso la Fipe, la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, ha reso disponibile il primo bilancio sulla ripartenza del settore gioco, denunciando non solo la crisi occupazionale ma anche l’assenza di ristori.

La stessa Fipe ha chiesto una descrizione della situazione alle imprese, con prospettive verso il prossimo futuro. I dati emersi non sono dei migliori: ad oggi circa 9 su 10 attività risulta totalmente aperta, con l’8,1% che lo è parzialmente, l’1,7% è chiusa, l’1% è fallita.

I dati sulle riaperture

Un quadro piuttosto frastagliato, in termini percentuali e non solo. Il 22,2% delle attività è riuscita ad introdurre e ampliare l’occupazione di suolo pubblico in periodo di pandemia, con un corposo 27,3% che già possedeva un dehor. Un’impresa su due, invece, non ha in previsione uno spazio esterno nemmeno in futuro. Il 61,4 percento dispone di uno spazio aperto su area privata. Come si può osservare, si tratta di una situazione non omogenea che rende difatti l’Italia un Paese che sta ripartendo, ma non ovunque.

Sul fronte ristori quasi nove imprese su dieci hanno dichiarato di aver ottenuto cifre importanti per il proprio reparto ma il giudizio sull’efficacia è forse il peggiore di tutti: il 91,8% del campione intervistato l’ha ritenuti troppo poco efficaci. Il 2,4% del totale non ha fatturato nel 2020 e il 45% delle imprese dichiara una riduzione di guadagni pari ad oltre il 50% rispetto al 2019. Le imprese rivelano perdite di fatturato che, in relazione al 2019, scendono di 39 punti percentuali.

I danni all’occupazione lavorativa

Sono numeri che non hanno senso se non rapportati alla situazione occupazionale. Il 50,2% delle imprese ha dichiarato di aver perso dei collaboratori nel 2020, il 40,3% invece ha assunto personale formato da tempo e il 9,8% si è dovuto accontentare di personale non ancora formato.

Allo stato attuale un’impresa su due ha numeri di addetti inferiore al 2019: il 59,2% del totale stima che la situazione resterà invariata per tutto il 2021. Un terzo delle imprese ha ricevuto aiuto da parte dei propri affittuari, mentre il 33,3% non ha ricevuto agevolazioni. Importanti cambiamenti anche sul fronte dei fornitori: il 25,4% dei casi analizzati ha evidenziato dei cambi di rapporto, anche sulla frequenza delle forniture e sui tempi di pagamento. Il 23% dei fornitori oggi chiede pagamento o alla consegna o in anticipo.

Una situazione questa abbastanza gravosa per il comparto dei giochi, essendo interessati anzitutto gli apparecchi dei bar, le slot machine. Nonostante le difficoltà, il 66,2% del campione intervistato ha fiducia sulla ripartenza. Nei prossimi mesi attesi dati ancora più importanti: vedremo se il comportamento degli utenti sarà mutato, portando la domanda sempre di più verso i siti di casinò e scommesse sportive.

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