La fortuna è bendata perché non vede, non pensa, non calcola prima di colpire. Non sai chi colpirà, non sai dove colpirà né quando: il caso, d’altronde, il fato, è uno dei più grandi fattori di spostamento degli equilibri. Senza di esso, tutto sarebbe deciso, calcolabile, matematico. E, per quanto il calcolo della probabilità nei casinò online sia ormai anch’esso una disciplina scientifica regolata da norme, ha ancora dei contorni che sfuggono.
La fortuna è cieca e il gioco d’azzardo non fa eccezione: sa essere grande ricompensatore, sa essere crudele e beffardo, ma non ha pregiudizi. Colpisce senza pensare. C’è però un elemento che va a braccetto con la sorte, quasi come una sorta di conforto, la consapevolezza (o meglio, la speranza) che in qualche modo si possa indirizzare la fortuna. È la scaramanzia, è la superstizione: in tutto il mondo c’è la convinzione che segni, usi, costumi, gesti, possano indirizzare e canalizzare la buona sorte.
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Non sono universali, cambiano di nazione in nazione, di cultura in cultura. Hanno radici storico-culturali precise, si radicano in ogni civiltà da tempi lontani. Indumenti, gesti e oggetti possono essere talvolta considerati porta-fortuna: avere degli abiti precisi, considerati benedetti, o strofinare oggetti (quadrifogli, metalli o piccoli corni), o anche fare gesti precisi con le mani. Tutti segni che per qualcuno sono simbolo di buona sorte, di esorcizzazione della sfortuna.
Più radicati culturalmente invece i segni dati dai numeri: in Italia il 13 e il 17 sono considerati sfortunati, 3 e 7 vengono spesso associati alla perfezione e quindi alla fortuna. In Cina il 4 ha la stessa pronuncia della parola morte, quindi rappresenta la malasorte. In Germania, invece, è un numero fortunato. In Giappone il numero fortunato è il 9, il 3 rappresenta la sfortuna. Lo stesso numero 9, invece, è di malaugurio in Norvegia.
Con le scommesse sportive non AAMS, invece, la fortuna conta fino ad un certo punto: i bravi scommettitori studiano tutte le statistiche delle partite, prima di completare le loro bollette.
